Oggi più che mai la web tv può monetizzare e diventare start up. Ne parliamo insieme giovedì 1 dicembre a Bologna

Televisionidelmondo
Mi ero ripromesso che alla centesima mail avrei scritto qualcosa. E sono contento che – inaspettatamente ma con estrema puntualità – mi tocca scrivere un post quattro giorni prima del nostro incontro nazionale a Bologna. D'altronde il nostro meeting sarà tutto focalizzato sui modelli di business applicati alle esperienze di videopartecipazione.

Lo ripeto, con ancora più forza. Basta piangersi addosso. Se la web tv (o qualsiasi altra impresa editoriale e digitale sul territorio) non risulta un progetto sostenibile, avete sbagliato qualcosa. Occorre innanzitutto fare rete con tutti gli attori dell'area geografica di riferimento o con tutti quei soggetti che hanno a che fare con il vostro canale verticale. È necessario dialogare con le Pubbliche Amministrazioni, cercando di scovare fonti di approviggionamento (sì, anche in questa fase). La pubblicità locale è un fortino da espugnare dove voi, videomaker territoriali, siete già presenti. Non fatevi surclassare dalle grandi corazzate, che arriveranno sempre come un esercito invasore. Voi siete già lì, con i vostri contatti, la passione del lavoro che fate e la voglia di raccontare una comunità.

Io credo che proprio in questa fase di crisi così acuta chi accende una web tv abbia più potenzialità: trattasi oggi di costi a economia di scala, che pertanto si possono abbattere grazie al digitale. Le imprese liquide, leggere, digitali possono scalzare i pachidermi senza senso di un tempo.

Suggerisco tre regole (delle altre ce ne occuperemo giovedì 1 dicembre). Regola uno: scegliere la muticanalità (anche sui devices mobili) e imparare a essere social, ovvero adottare davvero gli strumenti sociali per fare business e aumentare la viralità.

Regola due: offrire servizi monetizzabili, con commesse, pubblicità, con un dialogo con la PA. Regola tre: specializzarsi, se non addirittura iperspecializzarsi. Due parole su questo punto: è fondamentale allocare risorse differenziate per la parte editoriale, produttiva e soprattutto commerciale. Scusate, ma se non avete una rete vendita (per rete possono andare bene anche due risorse), chi va a proporre a possibili clienti il vostro prodotto? Oggi il famoso videomaker a tutto tondo balzato agli onori della cronaca non funziona più. In passato sì, abbiamo speso fiumi di parole su questa pittoresca figura. Oggi no, non più. Non è sostenibile in questo mercato digitale.

E poi regola sulle regole: lavorare sull'impianto editoriale, prima e a prescindere dalla tecnologia. Chiarirsi le idee sul progetto, focalizzando obiettivi, target, business model. Di questo e di altro ne parleremo tra pochi giorni. Perchè oggi non basta più fare una web tv. Occorre fare una start up. Sostenibile e vincente.

  • Bruno Atzori |

    Sono un convinto sostenitore della collaborazione fra tutte le web-tv, si può creare un vero e proprio network. Condivido le regole e i principi che hai illustrato. Mi spiace non poter partecipare, venire dalla Sardegna è sempre molto dispendioso. Spero di conoscerti presto. Saluti

  • Andrey Golub |

    Condivido pienamente, Giampaolo!
    Sopratutto se le web-tv cominciano a ragionare sui nuovi modelli di business del web 2.0, non solo su tecnologie “avanzate”, come potrebbe essere il “product placement 2.0” costruito intorno all’E-(MOTIONAL) Interactive Video Technology(tm) di cui spero di poterti parlare di persona presto- http://emotionalmedia.eu

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