È ancora la TV a dare le carte nel gioco senza fine dell’attenzione?

Forse non tutti sanno che la definizione di Social TV, che appartiene alla capacità del mezzo televisivo di vivere anche in altri ambienti digitali e sociali grazie a dispositivi di secondo e terzo schermo generando engagement, è nata come risposta difensiva all’avanzare delle piattaforme social. L’ho scoperto scrivendo insieme ad Andrea Materia il libro “Social TV”, uscito ormai quattordici anni fa per il Sole24Ore. Insomma, visto l’avanzare inesorabile delle navigazioni social gli editori tradizionali delle tv via cavo americane già a cavallo degli anni Dieci hanno preso una decisione controcorrente e che per l’epoca si rivela vincente per mantenere il predominio del mezzo televisivo: favorire con logiche multipiattaforma, linguaggi, ospiti, messaggi in sovraimpressione la conversazione sui social. Per qualcuno all’inizio poteva apparire surreale, quasi penalizzante. Ma come? Per contrastare i social, tu editore televisivo di lungo corso li valorizzi? Ebbene, quella strategia nel tempo si sarebbe rivelata vincente.

Ma la domanda che ci facciamo ora è un’altra. Ancora oggi – nella fase storica di evoluzione dei social – la TV gioca ancora un ruolo di primo piano? Insomma, dà le carte nella sfida dell’attenzione? La risposta è sinteticamente sì. Permettendo però alle conversazioni di estendersi in ogni rivolo di social. La riprova è data dall’Eurovision, l’evento non sportivo più visto in TV al mondo, dunque con una quantità di conversazioni online importante di taglio internazionale. In fondo possiamo dire che nel tempo segnato dalla iper-segmentazione delle piattaforme ci sono eventi trasversali che aggregano platee sempre più numerose e che si rafforzano da tutto ciò. È il predominio della TV certamente, ma è anche un riflesso di quella Social TV mai così potente.

Secondo i dati di DataMediaHub a livello internazionale in sette giorni sono state generate più di 6,6 milioni di citazioni online per Eurovision da parte di circa 445mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto oltre 64,2 milioni di soggetti. In italiano in sette giorni più di 125mila di citazioni online da parte di oltre 11mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto più di 2,1 milioni di soggetti. La word cloud dei 120 termini maggiormente ricorrenti e riflette i condizionamenti geo-politici. Ad aver raccontato questa nuvola di parole è stata Rainews.it nel nuovo talkcast transmediale Cloud. In ognuna delle tre puntate Francesca Oliva insieme a Valerio Orsolini e Marina Tosto hanno declinato la forza in rete dell’Eurovision. E in coda col sottoscritto abbiamo raccontato proprio la word cloud. «Seppure i post su TikTok siano numericamente inferiori a quelli su altre piattaforme social, i video condivisi su tale piattaforma sono quelli che creano maggior coinvolgimento. È la testimonianza della crescente centralità di TikTok e del legame a doppio filo tra questa piattaforma social e la musica», afferma Pierluca Santoro di DataMediaHub. Navigare per credere.