Ecco com’è andata l’audizione all’Agcom. Le piccole, libere e agguerrite micro web tv in campo per preservare la cittadinanza attiva in rete.

Corrado-calabro_agcom 
Ascolto e comprensione del fenomeno. Poi si vedrà. La giornata di oggi è stata significativa per le micro web tv italiane: stamane è avvenuto l'atteso confronto all'Agcom in merito ai temuti regolamenti attuativi del Decreto Romani. L'audizione è stata richiesta nel mese di luglio dalla Federazione delle micro web tv FEMI tramite l'avv. Guido Scorza, che ha rappresentato le istanze dei canali e prospettato i rischi di una regolamentazione difficile da comprendere.
Siamo in una fase interlocutoria, di attesa, di confronto sui termini. Non a caso l'Agcom ha offerto la possibilità alla FEMI di chiarire il fenomeno, mettere in luce gli aspetti che definiscono una micro web tv, inquadrare questo straordinario panorama in continua evoluzione e sviluppo legato alla partecipazione democratica in salsa digitale e alla cittadinanza attiva.
Ci hanno ascoltato con attenzione in Agcom, comprendendo la richiesta di semplificazione normativa nonché la preoccupazione di chiedere a soggetti non imprenditori di pagare – benchè una tantum – un importo di 3000 euro quale rimborso per le spese dell'istruttoria strumentale al rilascio dell'autorizzazione.
Difficile dire se, sotto quest'ultimo aspetto, si potrà fare qualcosa e l'Agcom vorrà tornare sui suoi passi e prevedere un importo agevolato per i più piccoli. Non resta che aspettare ed auguraci che ciò avvenga.
Come Federazione continuiamo a prestare attenzione a ciò che sta avvenendo. E a guardare con preoccupazione una regolamentazione che – dal nostro punto di vista – punisce i micro canali e ostacola la moltiplicazione di altre analoghe esperienze di pluralità informativa dal basso. In un terreno, come quello del net, dove dovrebbero avere diritto di cittadinanza la partecipazione democratica digitale e il coinvolgimento attivo.

  • Claudio Pochiero |

    Non esiste proprio che si debbano pagare cifre esose. Deve pagare e seguire la prassi burocratica solo chi fa impresa e ha la partita IVA. Un sito come il nostro che pubblica solo video statici e contenuti testuali, rispetta tutte le norme morali e civili, legali sui diritti di autore, non può essere messo in condizione di chiudere. E’ un attentato alla democrazia e alla libertà di espressione individuale. Noi riportiamo eventi che provengono da comunicati stampa ufficiali, dispacciati dai professionisti del settore. Nessuno però, si badi bene, da un soldo bucato per questo e noi non intendiamo dare un solo euro ne un-tantum e ne una-semprem per un sito che informa gratuitamente su eventi di cultura e spettacolo. Noi ci siamo con piacere associati alla FEMI per essere una micro webtv certificata e facente parte di una rete in regola, guidata da specialisti che governano e studiano il fenomeno. Ma cos’è una webtv? una webtv forse è solo una tv internet che diffonde in streaming come una broadcast tv e fa pubblicità. Non siamo noi una webtv allora se non per il nome. Noi siamo un sito internet privato come tanti e non dobbiamo niente a nessuno se non la correttezza e il dovere morale e civile. Allora anche su Youtube, su Facebook e simili o anche per scambiarsi un video tra amici, si devono pagare prima 3000 euro e registrarsi come impresa? Spiegatemelo per favore! Questo è colpire e null’altro nella rete alcune fascie del web. Noi oltre ad essere Associati e a sentirci parte di un gruppo non vogliamo altro. Vogliamo continuare a gestire il nostro ambiente web così com’è e senza particolari impegni che non possiamo e non vogliamo prendere. Vogliamo rimanere piccoli ed esattamente quello che siamo fino ad oggi. Niente di più. Grazie a Giampaolo, a FEMI e a tutti del Team che sono stati gli unici a comprendere il fenomeno e a saperlo difendere come effetto positivo degli sviluppi in rete. Claudio Pochiero (LaWebTv.com)

  • blip |

    scusate..voi siete tutti tanto tanto carini..davvero! vi apprezzo, dico davvero….siete teneri come i miei due cricetini.
    quindi il succo è:
    -che bello che abbiamo potuto parlare con l’agcom (non so, io parlo col muro di casa spesso, ma…boh..)
    -“DAI, VABBE’, ORA SPERIAMO”
    Quindi tutta la sollevazione, mobilitazione, ballo di avvocati (che ribadisco, apprezzo per l’abnegazione) si traduce in un “vabbè, dai…speriamo bene…comunque s’è fatto tardi..dove andiamo stasera a mangiare?”
    Torno dai miei criceti.

  • fabio |

    Prima di tutto un grazie alla FEMI, a GP Colletti e all’ottimo Avv. Scorza per essere riusciti ad avere un punto di contatto con l’AGCOM, con la speranza di uscire presto da questo nebuloso limbo di indeterminatezza nel quale tutte le micro webtv si trovano.
    Speriamo sia fatta chiarezza prima possibile e nel migliore dei modi per lasciare che il web rimanga il luogo di libero scambio di informazione e contenuti che è stato fino ad ora.

  • franco g. ferrero |

    grazie a Giampaolo e all’avv. Scorza per l’intervento, ora rimaniamo in attesa delle decisioni definitive dell’AGCOM. Continuo a pensare che sarebbe importante definire un confine tra le web tv di profilo “business” e quelle “no profit” (istituzionali, di servizio, sociali ecc.), favorendo ovviamente la partecipazione di queste ultime….

  • franco g. ferrero |

    grazie a Giampaolo e all’avv. Scorza per l’intervento, ora rimaniamo in attesa delle decisioni definitive dell’AGCOM. Continuo a pensare che sarebbe importante definire un confine tra le web tv di profilo “business” e quelle “no profit” (istituzionali, di servizio, sociali ecc.), favorendo ovviamente la partecipazione di queste ultime….

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