La tv fatta in casa per raccontare il paese

 74 Telepatti

Lui ama definirsi il Guglielmo Marconi degli anni '80. E forse, a pensarci bene, non ha tutti i torti. Innovatore lo è ancora oggi, pioniere lo è stato più di vent'anni fa, quando nella cantina di casa sua giocava a fare la tv. Quella che, all'epoca, facevano solo i professionisti. Lui, invece, fiero e testardo come solo la gente sicula sa esserlo, smontava e rimontava. Prove tecniche di trasmissione, prima come radioamatore, poi come micro-editore di una micro-televisione di paese.
Questa è la storia di Calogero Barone, quarantatreenne bancario di professione e videomaker d'assalto per passione. Siamo a Patti, nel cuore della Sicilia orientale, in una cittadina del messinese di quasi quindicimila anime arroccata su alture coltivabili. «Questo è il regno degli uliveti, dei noccioleti. E poi siamo a due passi dalle splendide isole Eolie», ci dice Calogero con orgoglio.
Lui che intanto si costruiva una tv. «Si lavoricchiava a fare la televisione a casa di qualcuno, per gioco». Gli attrezzi del mestiere erano una video8, il Commodore 64 e un videoregistratore, quello buono del tinello. «Ma riuscivamo a fare anche i titoli e il monoscopio con quell'aggeggio». Correva l'anno 1985 e il web era ancora lontano dal divenire pratica di uso comune. Calogero con pochi spiccioli, tanta dedizione e sano entusiasmo fabbricava in casa le strumentazioni. «Abbiamo tracciato in quegli anni la storia della Sicilia orientale con i video. Abbiamo un archivio vastissimo».
Poi arrivò nell'agosto del '90 la Legge Mammì, quella che affossò le piccole tv casalinghe prive di permessi. «La mannaia si abbattè su di noi. Sapevo di non poter concorrere per le autorizzazioni, così abbandonai il proposito. Ripescai però il sogno nel cassetto qualche anno dopo». Nel 2001 Calogero decise di accendere una telestreet. Avrebbe trasmesso per un paio d'anni nei comuni di Raccuja, Ucria, Sinagra, Castell’Umberto e Naso. «Però non sapevo che si chiamasse così, io sfruttavo la ricezione dei coni d'ombra delle frequenze analogiche, i buchi di segnale lasciati dai grandi dell'etere, o psuedo tali».
Dalla telestreet alla web tv il passo è stato breve ma dirompente: oggi scrivono alla redazione di Telepatti dall'Argentina, dagli Stati Uniti, persino dall’Australia. D'altronde è Telepatti il filo mai reciso che lega la comunità di emigrati alla amatissima terra natale.
Il team di Telepatti racconta anche la provincia di Messina, in particolare la zona dei monti Nebrodi. Si batte da sempre per la liberalizzazione dell’etere e il rilascio di nuove concessioni, nascendo con lo spirito dell'articolo 21. «Siamo per la libera informazione. Sappiamo che la nostra è una battaglia contro i mulini a vento, ma nel nostro piccolo la combattiamo». Con in mano una telecamera e quell'ineffabile speranza di fare un servizio per la comunità.
D'altronde quelli di Telepatti sono orgogliosi dei centocinquanta video prodotti all'anno e dei millecinquecento accessi mensili. E anche della mancanza di finanziamenti. «Non avere padroni ci consente di mantenere l’autonomia, siamo la voce libera dei Nebrodi».
Arrivare dove gli altri non arrivano, come per l’alluvione del 2008 che ha colpito Patti. Arrivare anche prima: quella di Telepatti, infatti, è stata la prima telecamera ad accendersi nella tragedia di Giampilieri. Ma anche raccontare le storie quotidiane, quelle sottocasa, come la ringhiera messa in sicurezza o la strada non asfaltata.
Il canale ha colmato un vuoto informativo. E le piccole battaglie quotidiane, combattute a suon di video, Telepatti le ha vinte tutte. «Penso al torrente Provvidenza, trasformato in discarica. Dopo cinque giorni dalla nostra denuncia, la zona è stata posta sotto sequestro. Oppure penso ai cartelli stradali ambigui sistemati dopo la pubblicazione del video». Telepatti va anche in trasferta. «Siamo stati in Abruzzo con i volontari della Protezione Civile, a Napoli per l'emergenza rifiuti o sulla Salerno-Reggio Calabria».
Calogero la telecamera la porta sempre con se'. «Quando mi vedono con lo zaino, mi chiedono subito cosa è successo. Qualcuno mi dice: o salti in aria o le prendi». Ma il paese gli vuole bene. «Passerà nella nostra web tv anche il sindaco per fare un saluto ai concittadini. E chissà, anche il vescovo verrà per una benedizione».

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