Video online e campagne viral, si vince con la distribuzione (ma la produzione deve essere di qualità)

 

Mosaicoon ha ricevuto pochi giorni fa a Sassari il riconoscimento come migliore start up dell'anno, selezionata tra le dieci milgiori giovani imprese. Il premio – organizzato da PniCube – rappresenta un nuovo attestato di stima nei confronti della società nata due anni fa ad opera di Ugo Parodi Giusino e che si occupa di video virali per grand brand internazionali.

Ho conosciuto Mosaicoon attraverso la rete, e poi ho avuto l'occasione di incontrare di persona Ugo e la sua squadra a Venezia durante lo straordinario DEF2012, il Digital Economy Forum promosso dall'Ambasciata degli Stati Uniti in Italia (oltre seimla persone collegate via streaming, trentasei speaker e trend tweet in Italia per due giorni). 

Durante il DEF2012 Mosaicoon ha spiegato come la chiave del successo di una campagna virale è la distribuzione, capillare, mirata, efficace. Ma per imporsi in rete e essere rilevanti è fondamentale anche investire sulla produzione, che deve essere di qualità. 

Un bel monito per le aziende che credono ingenuamente che "viral" sia sinonimo di "low cost". Non è affatto così. Le economie di scala si abbattono rispetto agli investimenti delle campagne tradizionali, ma per essere efficaci occorre investire. Ecco allora che è importante lavorare sulla cultura dell'aziende e sull'alfabetizzazione digitale al nuovo marketing online, come sta facendo con grandi risultati Mosaicoon.

In alto uno dei lavori di Mosaicoon proiettato durante il DEF2012. 

  • Giampaolo |

    Cndivido ciò che dici , Stefano. Il target resta centrale (e troppo spesso sottovalutato o proprio non considerato)

  • Stefano |

    Come insegna Seth Godin la distribuzione è importante nelle primissime fasi di una campagna virale. E’ necessaria per attivare il meccanismo, raggiungere il punto critico ed innestare l’effetto valanga ma non è condizione sufficiente per garantire il successo dell’iniziativa. La vera chiave è nella natura “virale” dell’oggetto da promuovere rispetto al target (se esiste).
    Che si tratti di un bambino obeso che balla in modo goffo o dell’esibizione virtuosa di un violinista, il fattore determinante è il “wow effect” ovvero la capacità di stupire/meravigliare/coinvolgere l’utente Internet al punto da spingerlo a condividere l’emozione con i suoi amici.

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