Settembre caldo per la rete. E chi dividerà le web tv le ucciderà due volte.

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Su Nòva24 di oggi c'è un interessante articolo a firma di Alessandro Longo. Si riportano i temi caldi che in queste settimane stanno animando (e preoccupando) la rete libera, democratica e autoprodotta. Settembre sarà un mese decisivo: verranno discusse le norme che regolamentano la rete, in particolar modo il paventato obbligo di rettifica per le piattaforme informatiche e la regolamentazione delle web tv. Su questo aspetto – anche come Presidente della Federazione delle micro web tv FEMI – ho scritto gia' la mia fortissima preoccupazione nei confronti di una normativa arbitraria e pretestuosa che mette in serio pericolo la nascita di nuove antenne digitali e la sopravvivenza di quelle esistenti. Considerare un'equiparazione di fatto delle web tv al sistema mediale tradizionale è anche un errore di principio, perchè snatura l'anima più autentica e virale della rete e al contempo pone un freno a strumenti alternativi di comunicazione, spesso molto geolocalizzati. Dal pezzo di Longo però emerge come alcune web tv – che definirei "intermediate", ovvero più strutturate per modello di business, posizionamento e traffico – si adeguerebbero alle nuove norme senza problemi. Nell'articolo vengono citati i casi di Bonsai TV, C6, FlopTV e Ilfatto.tv. Non vorrei che questo atteggiamento possa generare uno scontro tra le anime diverse che popolano la rete videocentrica. Auspico che tutti scendano in campo a favore della rete libera e per una regolamentazione che non soffochi la possibilità che altri canali possano nascere. Ne vale del valore fondante del net. Uno dei rischi più seri è che le micro web tv possano ritrovarsi, schierate nel campo avverso, altre antenne. Questo presupporrebbe una doppia morte. Su queste battaglie occorre che i canali – anche quelli maggiormente strutturati – siano uniti e non agiscano in maniera autonoma, spaventati magari per logiche prettamente di parte per una proliferazione che invece rafforza soltanto la democrazia digitale.

  • Rent |

    Grende blip…
    Creare una web-tv è facile quanto rischioso, sperimentale in quasi tutti i casi.
    Vogliono agevolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e poi fanno queste leggi? la creazione di una webtv sarebbe un grande aiuto per i molti giovani creativi rimasti senza lavoro dopo la crisi… quei giovani vogliosi di sperimentare e mettersi in gioco…
    Tornando al “fatto” potrebbero far pagare tasse etc. a quelle web-tv giunte ad un livello elevato di reddito…

  • blip |

    da semplice lettore che non conosce personalmente le parti in causa, provo a tradurre in lingua italiana l’intervento di questo “fatto”:
    inizio traduzione
    ————————-
    “non stiamo letteralmente nella pelle nell’attesa che passi questa norma: abbiamo già il bonifico in padella a rosolare. sarà il giorno memorabile nel quale, come ogni italiano degno della piena qualifica, potremo sbattervi in faccia che noi ce l’abbiamo fatta e voi, plebaglia anche un pò maleodorante, con i vostri schiamazzi e le vostre noiose e inconcludenti rimostranze, rimarrete nella melma che meritate. Sarà finalmente il giorno del riscatto, in cui da plebaglia come voi (perchè il desiderio di far il colpaccio lasciando gli altri indietro nasce da questo) ci potremo fregiare di essere “EDITORI TELEVISIVI”, lo status symbol che ha adescato e fatto perdere la testa a generazioni di persone con dei sensi d’inferiorità irrisolti grandi così”.
    ———————————
    fine della traduzione.

  • Carlo Cucinotta |

    Occorre essere e restare uniti!
    Possono esserci scappatoie tecniche per aggirare la Legge Romani e la conseguente interpretazione restrittiva di Agicom ma la battaglia da vincere è quella sulle norme, senza aggirarle.
    Uniti affrontiamo Agicom e Governo a viso aperto: libertà di stampa e lbertà di rete non si possono barattare!
    Ci sarà tempo poi, occorendo, per studiare – in caso di sconfitta – misure alternative, ma – ripeto – tutti uniti.
    Forza FEMI !!!!
    MessinaWebTv

  • Claudio Pochiero |

    Noi siamo una piccola realtà autonoma, fondata per passione al mondo della cultura, dello spettacolo, della microtv, della comunicazione e del giornalismo. La nostra è una piattaforma che frequenta gli ambienti professionali e potrebbe divenire strumento che offra la possibilità a ragazzi che studiano giornalismo, tecnica di ripresa e montaggio video di fare delle esperienze gratuitamente e con propri mezzi su un campo reale, pubblicando poi sul nostro sito il materiale prodotto. Per in proposito alle delibere diciamo che bisogna difendere con i denti ogni principio democratico perché chi ha una webtv messa in piedi con serietà e intenzioni costruttive non dannose ad alcuno non debba essere costretto a ritirarsi da questa attività, tenuta in vita per altro a proprie spese, senza mai chiedere un soldo a nessuno. Fatta la legge o la normativa, se indiscriminata, non se ne potrà uscire più e per modificarla o abolirla non è cosa semplice e poi possibile, soprattutto se questa legge facesse comodo a chi vuole monopolizzare la rete. Ve li ricordate i tempi delle TV e delle radio locali? La grande impresa broadcasting si è presa tutto e con i capitali ha fatto da padrona, e ha fatto morire i piccoli privati e ogni iniziativa semplice, territoriale, originale e maggiormente popolare. L’interesse secondo noi potrebbe essere tutto della TV. Con il digitale terrestre sono aumentati i canali e quindi se ci siamo anche noi nella rete, c’è troppa scelta, troppe possibilità, troppe possibili verità, e probabilmente vogliono letteralmente farci fuori pure se avessimo solo 10 utenti al giorno invece di 1000, perché anche i centesimi oggi è bene recuperarli. Un pò come alle elezioni che se i partiti piccoli sono troppi i voti vanno dispersi e se troppi hanno voce in capitolo nessuno è mai daccordo su niente. Però non funziona nemmeno quando i partiti sono solo in due perché si prendono solo a sediate uno con l’altro. Insomma tutto questo casino (esasperando volutamente il problema) perché meno si è meglio si sta così può dettare legge uno soltanto il giorno che questo diverrà possibile con una normativa dietro l’altra andando a spulciare ovunque con una scusa qualunque. Cordiali Saluti a Tutti e con simpatia da LaWebTv.com

  • Corrado Germinario |

    Caro Alessandro, come ho avuto modo di spiegarti in altra sede, la posizione del Fatto.net va chiarita rispetto a quanto si potrebbe comprendere leggendo l’articolo redatto dal collega Alessandro Longo. Mi assumo la paternità di alcune dichiarazioni fatte a Longo e che, certamente a causa mia, non sono riuscito a chiarire come invece ho fatto con te. Il Fatto è oramai diventata una web tv strutturata grazie a tre anni di lavoro intenso e giornaliero sia sul fronte della informazione che su quello della gestione editoriale-commerciale. Per quanto ci riguarda una regolamentazione al lavoro dell web tv è necessaria (una registrazione, la tutela del diritto di replica, etc). L’introduzione di una “tassa” che creerebbe una soglia di accesso per le web tv non va certamente vista positivamente perchè creerebbe un ostacolo per le nascenti “consorelle”. Una tassa che però per quanto ci riguarda pur gravando sui nostri bilanci non certo “ricchi”, non creerebbe un ostacolo alla prosecuzione del nostro lavoro. Il senso della nostra posizione era quindi questo: si alla regolamentazione dell’attività di informazione, nessun problema per quanto ci riguarda nel caso in cui dovesse essere introdotta una “tassa” che certo non ci farebbe piacere pagare ma che certo non ci impedirebbe di proseguire con il nostro lavoro seppure con una ulteriore difficoltà. E soprattutto appoggio alle nascenti web tv e a tutti coloro che operano nel campo non certo per lavoro ma spinti dalla passione e dalla voglia di rendersi utili alla comunità.
    Corrado Germinario
    Direttore Responsabile
    Il Fatto

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