Storie di ordinaria supponenza, che stavolta non si consumano sugli scranni parlamentari, ma tra politici e cittadini digitalizzati. E dalle colonne del nostro blog Netizen – dedicato proprio ai cittadini in rete – ci tocca raccontare anche di chi la rete e le sue dinamiche le conosce poco. E in un Paese ancora analfabeta sul fronte nuove tecnologie questo mancato rispetto delle regole e delle netiquette sui social e su Twitter in testa, potrebbe danneggiare e di molto la cultura in rete.
Partiamo dall'inizio. Sopra al post trovate una surreale conversazione intrattenuta con l'onorevole Annapaola Concia, esponente del PD. Il tono stizzito di un appunto che le ho mosso su Twitter ha generato una curiosa commedia degli equivoci, con un crescendo del tutto fuori luogo innestato dalla stessa Concia ("si dia una calmata, grazie"). Ma da sinistra a destra il leit-motiv non cambia. Proprio ieri Aldo Grasso sul Corriere della Sera ha ricordato un episodio che ha fatto il giro della rete e che è stato raccontato anche dal Sole24Ore: l'onorevole Maurizio Gasparri che risponde con livore ad un cittadino che muoveva un appunto. Così scriveva l'onorevole: "Seguito da 48 follower, imbarazzante".
I social network e Twitter in testa hanno alzato l'asticella del confronto uno-a-uno, che va gestito, negoziato, arricchito. Questo fa sì che politici prima avvezzi alla comunicazione mainstream e generalista oggi siano disorientati da un mezzo che presuppone dialogo autentico. L'uso deve essere personale o affidato a staff preparati a gestire una comunicazione differente. Altrimenti ci si trova di fronte a paradossali uscite pubbliche, come le annunciate dimissioni del Presidente della Provincia di Milano Guido Podestà: su Twitter il suo staff aveva comunicato le dimissioni, cosa poi non confermata dalla conferenza stampa del presidente stesso.