In questo blog da svariati anni raccontiamo le web tv e il variegato mondo della videopartecipazione dal basso: netizen sono gli "internet-citizen", i cittadini videomaker che hanno accesso ad oggi 533 antenne in ogni angolo d'Italia.
Proprio per questo oggi non posso trascurare l'evento che si è ripetuto ieri, ovvero la discesa in Rete di Michele Santoro e della sua squadra. Diciamo subito che è stato un successo, in termini di share e di ascolto: sommando gli spettatori online e in tv, la prima puntata di Servizio Publico ha raggiunto una share di circa il 14%: in tutto, perciò, 3 milioni di spettatori tv e 500mila. Il dato delle locali si aggira attorno al 12% con una media di spettatori di 1 milione e 750.000. Il nuovo programma del conduttore di Annozero batte anche La7 con "Piazza Pulita, che perde 4 punti di share.
Subito una premessa perchè in tanti mi hanno fatto questa domanda: perché Santoro è stato irradiato dal Fatto, da Corriere e da Repubblica e non dalle micro web tv italiane? Il perché è presto spiegato: per questa stagione tv (o meglio web tv) la scelta della squadra di Santoro è stata quella di non condividere il codice di trasmissione, agevolando la visione sulle piattaforme sopracitate e soprattutto su Facebook, dove si è registrato un dato davvero significativo. La cosa ovviamente ci dispiace, abbiamo attivato la logica della trasmissione "a rete unificata" grazie al primo evento di Santoro, ma rispettiamo la scelta e facciamo il tifo per lui e per la sua squadra.
Ora l'analisi. Prima di tutto mi soffermo sulla modalità trasmissiva. L'aspetto di questa nuova esperienza santoriana in Rete con il coinvolgimento di una pluralità di canali sta nella serialità: dopo l'evento – che in questi anni ha dimostrato successo sul web – ora ci si misura con la programmazione seriale settimanale. Una modalità di vivere la Rete che richiama molto le webseries americane che da noi non hanno mai avuto grande successo ad eccezione di alcune felici intuizioni, tra cui Faccialibro su Msn. L'altro aspetto è il coinvolgimento della Rete, più marcato e netto rispetto al passato, anche con uno spazio in studio più definito e interventi più numerosi di Giulia Innocenzi.
Sul fronte contenuti non mi sembra ci siano novità rilevanti: è il solito Santoro che piace o non piace. Forse anche per via della scelta di un tema populistico – quello della "casta" - in alcuni passaggi si è un po' ripetuto il modulo del vecchio talk show. Insomma, non ci sono state innovazioni editoriali rilevanti.
Oggi la blogger Giovanna Cosenza, docente di semiotica all'Università di Bologna e spesso ospite delle nostre trasmissioni, ha analizzato in un suo post l'effetto Santoro, soffermandosi in coda anche sul nostro network Altratv.tv. Giovanna Cosenza, che ringrazio per la stima e l'attenzione, si chiede se la presenza di un "panzer" come Santoro non possa distorcere il sistema della Rete, appesantendo l'incidenza dei vecchi media sui nuovi. In parte condivido il suo ragionamento e credo che molto si chiarirà dalle risposte che la Rete saprà offrire, anche attivandosi dal basso, per confermarsi protagonista. Con il nostro osservatorio e network Altratv.tv continueremo a raccontare le mille facce dell'Italia digitale, valorizzando le singole specificità di ogni micro web tv e, al tempo stesso, incentivando scambi di informazioni: proprio per questo ci aspettiamo molto dall'incontro di giovedì 1^ dicembre a Bologna, durante il quale centinaia di "antenne" si confronteranno tra loro.
Intanto vi segnalo che domenica su Nòva24 del Sole24Ore esce un dossier sulle micro web tv, sempre più dislocate sui socal network e sui devices mobili. Da non perdere.