Settembre porta in dote l'aggiornamento delle antenne digitali monitorate da Altratv.tv: si impenna la videopartecipazione dal basso. Con la nostra prima wikipedia delle micro web tv e dei micro-media iperlocali d'Italia abbiamo lanciato in questi giorni la nuova release della piattaforma. Online sono geolocalizzate 346 micro web tv realizzate da cittadini videomaker per passione, gruppi di associazionismo e consorzi di giornalisti.
Come ormai sapete frequentando questo spazio o partecipando ai vari meeting, si tratta di antenne messe in piedi con molto entusiasmo e investimenti contenuti grazie all'abbattimento dei costi del digitale per documentare ciò che accade nei vari territori del Paese, spesso non coperti dai media generalisti anche locali o non raggiunti da banda larga. Queste micro web tv sono nate in tutta Italia per veicolare in Rete storie di denunce, di antichi mestieri, inchieste e reportage. Se teletrasmettessero a rete unificata – e in un alcune occasioni è successo con Rita101 e con Liberarete – farebbero quasi 500mila utenti unici. La particolarità che contraddistingue queste antenne è che in alcuni casi addirittura un 40% degli accessi arriva dalle comunità di italiani all'estero o dalle realtà estere in relazione con l'Italia.
Dalla nuova mappa pubblicata su Altratv.tv emerge come la moltiplicazione dei canali sia a due cifre e distribuita ora in modo parzialmente omogeneo in tutto il territorio italiano. Come gia' scritto, oggi sono 346, nel 2009 erano 284 canali. Si inverte invece il trend che ha visto un proliferare di canali lontani dai contesti metropolitani: nel 2010 la mappa della videopartecipazione dal basso si infittisce su Roma, Milano e Napoli. Moltiplicazione di canali anche in Emilia Romagna e in Puglia. Il dato che sorprende è la crescita delle web tv in Abruzzo. Complici il disastro del terremoto aquilano e la volontà di colmare un vuoto informativo, in queste zone le esperienze di videonarrazione dal basso si sono moltiplicate.
Ma la moltiplicazione delle sentinelle digitali non ci fa peccare di presunzione e di facile entusiasmo. Restiamo all'erta anche in vista dell'autunno caldo: in ballo la regolamentazione della rete da parte di Agcom e il rischio di chiusura per molti canali. Come ho gia' detto, guardiamo con preoccupazione i tentativi di regolamentare e tassare in modo arbitrario il sistema informativo digitale rappresentato dal giornalismo partecipativo dal basso. Il rischio che corrono i canali è la chiusura, in un terreno come quello del net dove dovrebbe essere tutelata la democrazia partecipativa informativa.