Il modello Spotify riscrive la nostra relazione con le marche

Lo screen dell'iniziativa di fine anno promossa da EsselungaDa sempre si parla di come il petrolio del nuovo secolo sia legato ai dati. Non a caso è passata alla storia quella copertina dell’Economist intitolata “Data Economy”, con le piattaforme petrolifere ribrandizzate con i loghi delle più grandi aziende hi-tech, quelle a cui cediamo ogni giorno a titolo gratuito una marea di dati (“se non paghi, il prodotto sei tu”, cit.)

Ma oggi cosa  possono fare le aziende di tutti i settori merceologici e di servizi con la marea di dati legati ai singoli consumatori in loro possesso? Per esempio creare narrazioni personalizzate, provando a fare ripercorrere l’anno rispetto ai consumi effettuati. È quanto ha deciso di fare per l’anno appena passato un brand della grande distribuzione come Esselunga, inviando dall’app o via mail un video (da condividere sui social, per i più fanatici) legato agli acquisti fatti nell’anno. È il modello Spotify che col suo riepilogo musicale ci fa ripercorrere i nostri ascolti più frequenti fidelizzandoci alla piattaforma. Ma pensateci bene: in realtà a tendere grazie ai software di intelligenza artificiale i brand potranno indicarci le tariffe più vantaggiose legate ai nostri prodotti preferiti, le scontistiche migliori, le consegne agevolate, i suggerimenti di acquisti similari. Tanto si potrebbe fare e poco si fa ancora. Ma siamo all’alba di una rivoluzione senza precedenti. Siamo pronti a sperimentare con creatività e con lucida follia queste opportunità? Ma soprattutto siamo disposti a investire per potenziare servizi a valore aggiunto personali e predittivi?