Non basta aprire una fanpage. Occorre fare altro. Proporre un ingaggio coerente e coinvolgente e affidare alla propria clientela attuale o prospect una missione e gratificarla. Ecco allora che se negli ultimi mesi gli investimenti sui social sono incrementati – e di molto – è necessario ricordarsi che il consumatore digitalizzato vuole altro. E che le aziende, anche quelle più strutturate, farebbero bene a non sbandierare i milioni di "fan" ma a lavorare per una maggiore fidelizzazione.
Queste le conclusioni sui risultati di un interessante studio sulla gestione delle relazioni digitali per innovare i brand condotto dall’istituto di ricerca Duepuntozero Research e dall’agenzia di PR Connexia (segnalo la presentazione avvenuta a Torino durante la SMW)
Dalla ricerca emerge come gli italiani siano sempre più attenti a forum, blog e siti tematici legati a prodotti e marche: sono ormai ben 8 milioni coloro che seguono un brand sulle pagine dei social media o attraverso le tante community del web. Si registra una maggiore rilevanza delle brand community rispetto alle pagine aziendali su Facebook, su cui invece si concentrano la maggior parte degli investimenti in social media marketing: l’81% degli intervistati partecipa meglio alla marca e alle iniziative ad essa legate contro il 71% di chi è iscritto a una fanpage su Facebook. Addirittura il 65% degli iscritti a una community dichiara di consumare maggiormente i suoi prodotti rispetto al 55% dei fan di una fanpage.
Così come ho già ricordato nel mio libro Vendere con le community del Gruppo24Ore le brand community prendono le forme più disparate, dai blog aziendali (certamente connessi sui media sociali), ai progetti di co-creazione di contenuti fino ai contest e ingaggi di vario tipo. Facebook non è più (e non è solo) la panacea di ogni male e non può rispondere completamente alla necessità delle aziende di un dialogo autentico e trasparente col consumatore finale.